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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), IX, 33
 
originale
 
33. Nocte quadam paterfamilias quidam e pago proximo tenebris inluniae caliginis impeditus et imbre nimio madefactus atque ob id ab itinere directo cohibitus ad hortulum nostrum iam fesso equo deverterat, receptusque comiter pro tempore licet non delicato necessario tamen quietis subsidio, remunerari benignum hospitem cupiens, promittit ei de praediis suis sese daturum et frumenti et olivi aliquid et amplius duos vini cados. Nec moratus meus sacculo et utribus vacuis secum adportatis nudae spinae meae residens ad sexagesimum stadium profectionem comparat. Eo iam confecto viae spatio pervenimus ad praedictos agros ibique statim meum dominum comis hospes opipari prandio participat. Iamque iis poculis mutuis altercantibus mirabile prorsus evenit ostentum. Vna de cetera cohorte gallina per mediam cursitans aream clangore genuino velut ovum parere gestiens personabat. Eam suus dominus intuens: "O bona" inquit "ancilla et satis fecunda, quae multo iam tempore cotidianis nos partubus saginasti. Nunc etiam cogitas, ut video, gustulum nobis praeparare." Et "heus", inquit "puer calathum fetui gallinaceo destinatum angulo solito collocato." Ita, uti fuerat iussum, procurante puero gallina consuetae lecticulae spreto cubili ante ipsius pedes domini praematurum sed magno prorsus futurum scrupulo partum. Non enim ovum, quod scimus, illud; sed pinnis et unguibus et oculis et voce etiam perfectum edidit pullum, qui matrem suam coepit continuo comitari.
 
traduzione
 
In una notte senza luna, un signore del vicino villaggio, non potendo proseguire il cammino per la fitta oscurit? e inzuppato fradicio dalla pioggia che cadeva gi? a torrenti e che lo aveva allontanato dalla strada maestra fiaccandogli completamente il cavallo, capit? nel nostro orto. Fu ricevuto premurosamente, date le particolari circostanze, e pot? riposare, se non comodamente, almeno quel tanto che gli era necessario, si che per ricompensare la benevola ospitalit?, egli promise alcuni prodotti delle sue terre: frumento, olio, due anfore di vino. Il mio padrone non se lo fece ripetere due volte, prese la bisaccia, due otri vuoti, si sistem? sulla mia schiena e s'avvi? per quel viaggio di sessanta stadi. Quando, dopo aver fatto tutta quella strada, finalmente giungemmo ai poderi del suddetto signore, l'ospite cortese ci imband? un lauto pranzetto. Ma ecco che proprio quando i due s'eran messi con tutto l'impegno a darci sotto col vino, accadde un fatto straordinario: una gallina del pollaio cominci? a correre qua e l? per l'aia, schiamazzando col suo caratteristico verso come se dovesse far l'uovo. ?Ma che brava la mia servetta feconda,? le fece il suo padrone seguendola con lo sguardo. ?? da tempo che tu ci nutri con il tuo ovetto giornaliero e ora, come vedo, vuoi offrircene uno come antipasto.? Poi aggiunse: ?Ehi, tu, ragazzo, mettile nel solito angolo il cestello per le uova.? Il servo esegu? l'ordine ricevuto ma la gallina, rifiutando quel cestello che le era abituale, and? a deporre proprio ai piedi del suo padrone un frutto portentoso che sarebbe stato motivo di non poche preoccupazioni. Non si trattava, infatti, di un comune uovo ma di un pulcino vero e proprio gi? con le sue penne, le sue zampine, gli occhi, la voce, che si mise subito a correre dietro la madre.
 

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